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L’efficienza energetica in edilizia, responsabile del 40% delle emissioni climalteranti, può svolgere un ruolo determinante non solo nella lotta ai cambiamenti climatici, ma anche in quella alla povertà energetica e all’inquinamento atmosferico. Senza dimenticare il ruolo nel miglioramento della qualità di vita di tutti i cittadini.  

Un ruolo che rischia di essere vanificato stando alla Strategia per la riqualificazione energetica del parco immobiliare nazionale – STREPIN – per la quale Legambiente ha presentato le proprie osservazioni. 

Diverse le criticità rilevate dall’associazione a partire dall’impostazione e dagli obiettivi individuati. Un testo importante per l’apparato di analisi del patrimonio edilizio che fornisce, ma che appare più un documento di indirizzo che una “vera strategia per la riqualificazione energetica”.  

La seconda criticità riguarda, invece, la percentuale annua di edifici da riqualificare prevista, troppo bassa. È lo stesso documento a confermare che con il tasso di riqualificazione presentato non si raggiungono gli obiettivi di risparmio energetico previsti al 2050, per cui dovranno essere fatti sforzi aggiuntivi dopo il 2030. Per questa ragione è fondamentale che lo Strepin riveda la metodologia di calcolo e aumenti gli obiettivi di riqualificazione all’anno, passando da 0,8% ad almeno il 2% entro il 2030 e al 3% tra il 2030 e il 2050.  

La terza osservazione riguarda come lo Strepin possa diventare il punto di riferimento per la revisione dei sistemi di incentivo per la riqualificazione energetica. Il documento, infatti, contiene solo buoni propositi e non presenta una analisi degli strumenti in vigore e dei risultati prodotti in termini di efficienza energetica e neanche una proposta di come intervenire per renderli più efficaci. Questo problema è tanto più urgente oggi, con il Superbonus al 2025, dove l’accesso all’incentivo è consentito anche solo per una riduzione di due classi energetiche, senza differenziare gli incentivi in funzione dei risultati raggiungiti, ed è accessibile sia per caldaie a gas che per pompe di calore allacciate a fonti rinnovabili, incentivando quindi tecnologie basso-emissive a fonti fossili. Occorre istituire un fondo per l’accesso al credito a tasso agevolato per famiglie e imprese, coinvolgendo il sistema bancario, di Cassa Depositi e Prestiti e Banca Europea per gli Investimenti. 

Il documento, giustamente, indica come sia opportuno realizzare interventi integrati che considerino la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza antisismica ed antincendio. Il problema è che il sistema di incentivi in vigore non va in questa direzione. La strategia non dovrebbe limitarsi ad auspicare l’opportunità di interventi integrati, ma stabilire che nell’accesso agli incentivi questi debbano essere favoriti rispetto a interventi parziali. 

Mancanza di chiarezza anche per il settore pubblico: infatti, oltre alla mancanza di un’analisi dell’esistente, è assente anche un’analisi di come si possano accelerare gli interventi in questo settore dove i numeri degli interventi realizzati all’anno sono molto bassi e gli incentivi in vigore non stanno portando ad un cambiamento. La strategia dovrebbe analizzare le barriere e indicare correttivi rispetto agli strumenti in vigore per cambiare questa situazione.  

Ultima criticità è quella che riguarda l’utilizzo dei materiali naturali e provenienti da riciclo. La Strategia, infatti, dovrebbe spingere con forza l’abbandono di utilizzo di materiali che producono inquinamento indoor e aumentano il depauperamento delle risorse e del consumo di suolo. Premiando invece processi innovativi, in grado di ridurre l’impatto dei cantieri e nei prelievi. Fondamentale a tal proposito prevedere massimali di spesa più alti per l’utilizzo di materiali che rientrano nei CAM.

Scarica il documento per leggere tutte le osservazioni di Legambiente: