Beh come non raccontare una vicenda finita bene da “…e tutti vissero felici e contenti”? A chi non ha mai vissuto in un condominio, con tutte le potenziali rivalità, rissosità e dispettucci ciò che vado a raccontare può apparir banale.

Cinque piani di scale, 127 gradini, possono essere pochi se sei giovane e pimpante. Addirittura, quando acquisti un appartamento lassù, al quinto piano, il fatto che non ci sia l’ascensore si configura certamente come un vantaggio: non molti son disposti a quella “avventura urbana” quotidiana di inerpicarsi lassù e quindi i prezzi sono inferiori. I piani bassi, anche per questo, eran piani “nobili” e solo i meno abbienti scalavano sin là dove anche i tetti si piegavano in mansarde. L’aspetto “ginnico”, però, se cominci ad avere una certa età, se hai bambini da scarrozzarti addosso, magari con la spesa nelle sporte, beh… quello che potrebbe apparire un modo per tenersi in forma può diventar gravoso. E così diverse generazioni han mollato quell’appartamento che per altri aspetti è splendido: la sua luminosità e la vista sul Monviso, sul Monte dei cappuccini, sulle cupole della sinagoga, sui terrazzi rigogliosi di piante curati dai vicini possono non bastare più. Ci han provato tanti predecessori a mettere d’accordo i condomini per installare un benedetto ascensore: ma le ripicche son facili ad emergere e le amicizie, quando spuntano gli interessi, possono rivelarsi fragili. Così, il tutto si trasforma in una maledizione e le relazioni diventano d’odore acre e non ti resta che andar via. Epperò, poi, lo spirito del tempo può cambiare. E qualche cireneo si mette lì e cuce, e rammenda, e rattoppa relazioni sfibrate: il vento soffia “in direzione ostinata e contraria” a quanto avvenuto sin lì. E, inopinatamente, oplà: l’ascensore viene approvato da tutti, ognuno ci mette il proprio tributo. Magari non tutti contribuendo con quanto formalmente dovrebbero secondo i riparti a norma di legge, i famosi “millesimi”. E allora gli altri vanno incontro alle diverse esigenze e risuona nella tromba delle scale, ora allietate dal silenzioso ascensore che lentamente sale e scende, un antico motto “…da ciascuno secondo le sue capacità…”.